Parto in casa, la nuova moda. “Il desiderio di tante coppie”

In aumento le richieste, l’assistenza costa 3mila euro. Le mamme spesso sono italiane dai 35 anni in su
Viviana Persiani Gio, 16/02/2017 – 08:16
Qualcuno lo definisce un fenomeno sociale, altri lo considerano una moda o la messa in pratica di una filosofia e di un modo di pensare alternativi.

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Stando ai dati, partorire a domicilio, o presso i luoghi gestiti da ostetriche dal nome Case Maternità non è episodico. «Certo, le nascite all’interno dell’ospedale risultano sempre essere elevate, ma si sta diffondendo la voglia di dare alla luce un figlio dopo aver seguito un percorso che risponda anche ai bisogni emotivi». A parlare è Paola Olivieri, ostetrica libera professionista dal 2003 presso la Casa Maternità «La Via Lattea» di Milano, nata, prima in Italia, nel 1990 (che con la Casa «Montallegro» di Induno Olona, «Il Nido» di Bologna e «La Quercia» di Merone in provincia di Como fa capo all’Associazione Nazionale Culturale Ostetriche Parto a Domicilio e Casa Maternità).

Secondo i dati a disposizione dall’Associazione «Nascere in casa» Associazione Culturale Nazionale Parto a domicilio e Case Maternità- della quale Paola Olivieri, da 10 anni è membro del direttivo, si stimano, all’incirca una quarantina di parti domiciliari all’anno, un dato che, pur parziale può aiutare a delineare uno scenario a livello nazionale. Paola racconta come funzioni l’iter. «Si tratta di una scelta molto importante. Occorre che i due partner abbiano la consapevolezza della loro decisione; quando i futuri genitori si rivolgono alla Via Lattea, le ostetriche che seguiranno il percorso, controlleranno la situazione clinica ed emotiva dei futuri genitori». «Non tutte le donne possono partorire a domicilio, come chi ha avuto interventi precedenti o gravidanze gemellari oppure soffre di malattie croniche come l’ipertensione».

Le ostetriche che si prestano a seguire le donne incinte, come Paola Olivieri, sono libere professioniste attentamente selezionate. In genere, 2.500-3.000 euro è il costo dell’assistenza di 2 ostetriche per la reperibilità di un mese, l’assistenza al parto e le 6 visite dopo il parto. «A partire dalla 37esima settimana, si alternano due colleghe, a turno, rendendosi reperibile 24 ore su 24, fino a parto avvenuto. Dalla nascita del bambino, per 5 giorni, la puerpera sarà visitata a domicilio con un monitoraggio continuo delle condizioni, sia del bambino, sia della madre». La Olivieri racconta che le coppie che decidono di fare nascere il loro bambino tra le mura di casa o in Casa Maternità, la maggior parte italiane, con mamme generalmente dai 35 anni in su, sono davvero protagoniste dell’evento, capaci e attivate alla cura del neonato, con il quale creano, da subito, un rapporto molto intimo. Dal decimo giorno del parto termina l’assistenza domiciliare dell’ostetrica, pur restando quest’ultima il punto di riferimento.

E il ginecologo? Non è previsto per legge nelle Case Maternità o nelle nascite domiciliari. La legge prevede che la gravidanza, il parto e il dopo parto fisiologici sia una competenza dell’ostetrica. E nel caso dovessero subentrare problemi imprevisti? «Nelle Regioni dove è previsto il rimborso per le spese sostenute per partorire, le ostetriche, prima di assistere al parto, si premurano di avvisare il 118, mettendolo in preallerta; a parto avvenuto, con una seconda telefonata, si leva l’allarme. Questo non accade in Lombardia, ma in Piemonte, Marche, Emilia Romagna, Lazio e Trentino Alto Adige. A Milano, dovessimo avere l’esigenza di un ricovero immediato, ci appoggiamo al Buzzi e al San Paolo». In che senso la Lombardia non prevede i rimborsi? «Esistono delle linee guida che danno indicazioni sull’assistenza per i parti a domicilio e ogni Regione ha le sue norme. Le Regioni che ho nominato prima prevedono il rimborso per le spese ospedaliere; in Lombardia non esiste questa possibilità e le spese sostenute per partorire in casa risultano a carico dei privati. Spero che la Sanità lombarda cambi idea, riflettendo sul fatto che, a conti fatti, il costo di un parto fisiologico ospedaliero, che prevede l’utilizzo di macchinari per interventi e il costo del personale con ricovero di madre e figlio per due giorni, supera di gran lunga il valore economico di un parto domiciliare».
Fonte: Il Giornale 

 

Paura e Coraggio nel parto Febbraio

La paura a volte paralizza. Ecco perchè abbiamo deciso di dedicarle un incontro per riflettere assieme sulle aspettative e le preoccupazioni legate al parto.
Per le future mamme è fondamentale sapere come riconoscere le proprie paure, come accoglierle senza giudizio e come gestirle.
Vi aspetto al laboratorio di 4 ore per mamme o coppie Sabato 18 Febbraio h 9.30-13.30
Per informazioni e costi contattare gaudenzia.caselli@gmail.com o telefonare a 3283072876

Parto cesareo in Italia è “epidemia”

Vi invito a leggere il seguente articolo, molto interessante per le riflessioni che ci offre; considerazioni che condivido pienamente.  L’articolo apparso su Il fatto quotidiano apre con questa affermazione:

Gli interventi sono aumentati a causa di “un processo di medicalizzazione che invade la scena del parto e condiziona l’autonoma scelta delle donne”. In trent’anni “abbiamo assistito a una vera mutazione antropologica e culturale”, spiega Sandra Morano, che di Optibirth è coordinatrice per l’Italia

Ciò che ho osservato, in ambito ospedaliero, è stato il rapido passaggio dall’assistenza ai parti naturali, all’utilizzo di procedure via via sempre più medicalizzate, purtroppo anche sulle gravidanze fisiologiche: procedure che,  per la loro gratuità e invasività, tendono a favorire la comparsa di  complicanze iatrogene (provocate dall’intervento medico).
Il cesareo è la modalità più rapida con cui un bambino può essere fatto nascere, in 5 minuti è estratto, ma con molti svantaggi:
La donna è completamente passiva, trattandosi di intervento chirurgico;
Non le si dà la possibilità di mettersi in gioco;
spesso è spaventata dall’idea del  dolore o dalla dichiarazione di rischi di complicanze dalla dimostrazione dubbia (il bambino è troppo grosso, bacino limite”, …);
L’incontro con il suo bambino è ritardato, mettendo a repentaglio il processo di attaccamento e dell’allattamento.

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La ripresa post operatoria più lenta, come in tutti gli interventi chirurgici.
Dal canto suo il bambino non entra  in contatto con la flora batterica vaginale della madre, che contribuisce allo sviluppo del suo sistema immunitario;
il suo cranio non subisce il fondamentale massaggio che allinea e perfeziona le funzioni fisiologiche;
Alla nascita non può incontrare immediatamente la mamma e stare tra le sue braccia, succhiando al seno.
Il rischio operatorio per entrambi è maggiore rispetto al parto per via vaginale.
Pertanto il cesareo andrebbe utilizzato solo in caso di  complicazione che effettivamente controindichi il parto per via naturale, o in stato di emergenza.
Usufruire di questa pratica chirurgica, solo in questi casi, ci porterebbe ad una reale riduzione della mortalità.
Infine, non tutti sanno che il costo di un cesareo (durata 30′ con 5 professionisti impegnati), riconosciuto agli operatori e ai medici in struttura pubblica è di gran lunga maggiore rispetto ai costi  di un parto spontaneo  (durata fino a 15 ore, seguito da  un’ostetrica e una puericultrice).
… leggete, leggete e commentate! grazie