La nascita di Elisa

LA NASCITA DI ELISA  – 27 MAGGIO 1996

Il 26 maggio del 1996 è una soleggiata giornata di primavera, l’ideale per fare una bella passeggiata al parco. Adoro il mio corpo al nono mese di gravidanza, è florido e forte, accarezzo il bellissimo pancione, che arrotonda un morbido vestito a fiori rosa, mi sento invasa di amore per  la nostra bambina, che si fa sentire con qualche lieve calcetto. E’ una sensazione unica e appagante sentirla dentro di me, è “tutta mia”, e so che sarà ancora così per circa 15 giorni, fino alla data presunta del parto.Io e mio marito Antonio usciamo, sono attirata dallo scroscio della Dora, resto incantata a lungo a guardare il movimento delle acque. Scattiamo qualche foto.

Torniamo a casa, dove ci raggiunge un caro amico di famiglia per la cena, abbiamo appena finito, quando, improvvisamente, sento le gambe bagnate, sono stupita, i pensieri si affollano in testa, ci vuole un attimo per capire cos’è successo, dico con tono deciso: “Scusate, ma ora io devo partorire”. E’ chiaro: ho rotto le acque. Mi sento un po’ triste, la gravidanza è già finita. “E’ troppo presto – mi dico – non sono pronta, non ho neppure finito il fiocco per annunciare la sua nascita!”. In realtà non sono pronta ad abbandonare questa “condizione”, l’attesa della nostra bambina è uno stato di perfezione per la mia femminilità.

Inizio a sentire dei dolori al basso ventre, chiamo la nostra ostetrica Gaudenzia, che ci ha supportati fin dall’inizio della gravidanza, arriva verso le 21, mi visita, spiega che dovremo ancora attendere con pazienza, è solo l’inizio del travaglio. 

Da consigli rassicuranti: restare calma, rilassarsi, fare una doccia calda, bere una tisana, cercare posizioni comode.

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Io e Antonio guardiamo un film e andiamo a letto, le fitte cominciano ad essere più intense e regolari, entro in una strana atmosfera magica, tutto sembra evanescente, come in un sogno: arriva la contrazione, è forte, dolorosa, mi siedo sul letto, cerco di respirare profondamente, Antonio si sveglia all’improvviso, mi accarezza, prende appunti su orario e durata, ecco è finita…mi rilasso e il sonno si impossessa di nuovo di me, non so quanto tempo passa, poi tutto ricomincia, sempre uguale, per tante, tante volte.

Comincio a vedere le prime luci dell’alba, Antonio non si è più svegliato insieme a me, lo scrollo un po’, dicendo che sento dolori più forti e la sensazioni di dover spingere, lui in preda all’agitazione, chiama l’ostetrica. Io in realtà sono tranquilla, sono certa di sapere cosa devo fare, avverto anche mia mamma, la voglio vicina al mio primo parto, è lei che mi ha sempre sostenuta nella scelta del parto in casa.

Al suo arrivo Gaudenzia, con l’aiuto di mia mamma, prepara i teli di cotone bianchi per il parto, insieme coprono il divano con la plastica, sistemano la bacinella per il bagnetto, mi chiedono il cambio pulito del letto matrimoniale, ho preparato le lenzuola di pizzo bianco e rosa, quelle nuove, del corredo, inaugurate per un evento così importante.  Gaudenzia mi da una tisana e si muove rapida e precisa per preparare il necessario. Scelgo la posizione, accovacciata a terra, accolta dalle braccia forti di Antonio, mia mamma, a fianco, resta in piedi pronta ad offrire il suo aiuto, se richiesto, Gaudenzia davanti a me, professionale con la sua salopette arancione, una gioia per gli occhi quel colore. 

E’ tutto perfetto, mi sento al sicuro!

Ci sono circa 10 centimetri di dilatazione, è ora, può nascere! 

Mi viene da urlare, forse troppo, allora l’ostetrica e Antonio mi aiutano a modulare la voce per accompagnare le spinte, ci sono dei momenti in cui il dolore è veramente lancinante, ma è come se la mia testa li cancellasse immediatamente, sostituiti dal pensiero che fra poco abbraccerò la mia piccola creatura. 

Sento che mani esperte spalmano dell’olio, in modo delicato, ma deciso, accompagnano il mio corpo nei movimenti di espulsione.

“Vedo la testa” – dice. Sento una forte sensazione di bruciore, per un attimo penso che il dolore sia “troppo”, ma Elisa è piccolina, passa velocemente, eccola, tesoro della mamma, ho le lacrime agli occhi, è bellissima!

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Sono le 8.55 del 27 maggio, la mia dolce Elisa è nata, piccolina, pesa poco meno di 3 chili, lineamenti fini come quelli di una bambolina, ditina lunghe e capelli neri e spessi (che ben presto cadranno, per lasciare una testina pelata, con pochi ciuffi biondini), adagiata sulla mia pancia, cerca di attaccarsi al capezzolo. Non piange, Gaudenzia la avvolge prontamente in un telo, una tenerezza infinita!Mi informa: “Neanche un punto, tutto è andato per il meglio”, in realtà non ne avevo mai dubitato. Antonio taglia il cordone ombelicale, accompagnato dalle mani e dalle istruzioni dell’ostetrica.

Lei immerge Elisa nell’acqua, alla giusta temperatura, per il bagnetto, io e Antonio siamo vicini, subito strilla tanto e si agita, ma presto si rilassa, e si lascia sostenere dalle nostre mani, mentre Gaudenzia delicatamente lava i residui di sangue e vernice caseosa. Poi la avvolge in un telo e da il fagottino in braccio ad Antonio, che è visibilmente stanco ed emozionato, si stupisce di come Elisa lo guarda negli occhi e solo ora mi rendo conto di quanto intensa sia stata questa esperienza anche per lui.

In realtà non è ancora finita, mi avverte che devo ancora espellere la placenta. Mi sento stanca, non ho alcun stimolo, e mi lamento dicendo che lo farò dopo, ho paura di sentire di nuovo dolore. Gaudenzia accoglie questo sfogo con dolcezza, mi da un farmaco che favorisce la ripresa delle contrazioni e, in poco tempo, tutto procede verso l’atto finale.

Finalmente posso andare a letto con la mia piccola Elisa, mia mamma le ha messo i vestitini che avevo preparato e l’ha avvolta in una copertina di lana fatta a mano. L’ostetrica riordina il materiale e parla con Antonio, si fanno un caffè. Lui, in seguito, mi racconterà il loro dialogo: “Per quale motivo – le chiede Antonio- tu hai scelto di aiutare le altre donne a partorire?”, la risposta arriva sicura e precisa: “ Ogni volta che nasce un bambino è la vittoria della vita sulla morte!”

Elisa dorme serena e anch’io cerco di riposare un po’, poi – penso – “finirò il mio fiocco a punto croce da appendere alla porta di ingresso”.

Non dimenticherò mai questa giornata!

Qualche tempo dopo, nelle prime passeggiate con Elisa, incontro un’anziana vicina di casa, che commenta: “Passavo con una mia amica sotto la sua finestra, l’ho sentita gridare per il parto, è rimasta in casa con la levatrice, brava, proprio come le donne di una volta!”

Mi sono sentita orgogliosa di me stessa, capace di usare un “potere” delle donne, che deve restare nelle loro mani. 

Foto 1.Photo by John-Mark Smith on Unsplash

Foto 2. Photo by chi liu on Unsplash

 

Che perfetta Letizia

La nascita di Letizia  30 maggio 2015

Quando alcuni mesi fa iniziai ad informarmi su dove partorire non avrei mai pensato di intraprendere un viaggio così incredibile.  Ma andiamo con ordine… Dopo il nostro matrimonio, ci è sembrato naturale aprirci alla vita.  Una scelta di pancia ma dettata dal cuore, senza calcoli.  Perchè non avete aspettato un po’?  La domanda più frequente.  Entrambi con lavori da 10 ore al giorno,  una vita tra due città Milano e Torino,  due case , tante spese.  Ma aspettare cosa? Ed ecco  che neanche il bimbo/a si fa aspettare.  Ma la logistica ed i ritmi erano molto complessi.  Lavorare nell’organizzazione di una esposizione universale è molto impegnativo e i mesi di gravidanza procedevano tra corse in bagno per le nausee, corse per prendere il treno , la metro o andare dal medico: una brava e giovane ginecologa di uno studio privato, vicino a casa e comodo per la metro che subito dovevi rientrare in ufficio.  Quanti corsi Pre-parto ho cercato, ma tutti con orari impossibili!  ecco che ne trovo uno ma a Torino : lo organizza un’ associazione il cui nome mi fa sorridere : La Cicogna.   

Scrivo e mi risponde Gaudenzia l’ostetrica.  Che nome carino ! Ecco che qualcosa scatta ed iniziamo a scriverci: mi da appuntamento alle 8 di mattina  perché poi devo prendere il treno per Milano.  Capisco che quella persona mi ascolta e iniziamo a parlare della mia gravidanza.  Mentre parlo sento  che ci sono tante cose che si muovono: torna la mia sensibilità di figlia adottiva,  il recupero di un rapporto nei nove mesi che io non ho avuto con l’unica mamma che conosco, il dover fare spazio in una vita affollata , l’ascolto della creatura che già comunicava. Intuisco che le mie nausee mi parlano di un corpo che vuole rallentare e inizio a leggere libri sul parto attivo, le teorie per nascere in modo dolce e naturale, studio il canto carnatico per la respirazione ed inizio a fare spazio nella nostra vita per la piccola. Al rientro da Milano, dopo uno stop forzato per eccessiva stanchezza che non aveva fatto bene nè a me  nè al bambino, con Francesco, mio marito decidiamo che se Dio vuole vorremo fare il percorso per il parto in casa.  
Avevo bisogno di recuperare una parte di me che aveva perduto la sua prima mamma, quella biologica e che l’aveva per proteggersi cancellata. La gravidanza mi stava insegnando a far pace con quello che era successo. Ma c’era un altro ostacolo. A 18 anni avevo passato 3 settimane in ospedale per uno shock anafiliattico.  Nella mia testa ospedale vuol dire malattia, dolore, medici che non ti ascoltano. Al corso con Gaudenzia si parla del parto: con completezza si illustra sia il parto in ospedale che in casa. Ecco lì ho la certezza che io voglio che mia figlia nasca in casa. Tralasciando gli ostacoli burocratici e i pregiudizi di vari medici che incontro per la strada, voglio invece ricordare l’approccio comprensivo,  paziente,  pieno di attenzioni che l’ostetrica e la ginecologa mi hanno riservato.  Man mano che gli ultimi due mesi passano ecco che tisane, unguenti,  omeopatia mi vengono incontro. Io ho sempre più voglia di stare da sola,  in casa,  con mio marito e pochi altri. Mi rintano e finalmente scalo la marcia!
Le uscite si diradano e un pomeriggio parlo con la piccola e le dico : ” Amore, quando vuoi”. Dopo neanche una settimana e a dispetto di una visita in cui sembrava che la nascita fosse ancora lontana, inizio a sentire i  movimenti della piccola sempre più forti. Questo mi rincuora perché la sento parte attiva e in grado di fare squadra per quel momento che mi spaventava.  
Il 30 maggio (data presunta del parto 31) andiamo ad una festa di amici. Ho la pancia dura ma sono alcuni giorni che ho questa sensazione ma nessun dolore.  Stiamo bene, tutti mi fanno battute,  mangiamo la torta e ridiamo in allegria. Tornata a casa, ho giusto il tempo di dire a mio marito dove ho messo tutte le cose per il parto, che iniziano le contrazioni ogni 8 minuti.  Ci sistemiamo:  luce soffusa e musica di Enya e inizio a capire che stavolta ci siamo. Sono le 3.40 e chiamo l’ostetrica.  Mi tranquillizza e mi dice che c’è tempo e che lei arriva. Che sollievo. Il tempo vola: mio marito mi aiuta, mi sostiene, conta con me, mi abbraccia, aspettiamo prima Gaudenzia e poi Grazia.  Mi sento tornare bambina, con il bisogno di essere accompagnata, e le figure che sono intorno a me diventano distanti e mi concentro solo sul respiro e sul lasciare che la natura faccia il suo corso. Senza accogermene sto sempre in piedi, mio marito mi massaggia la schiena, poi decidiamo di andare in doccia per rilassarmi.  
È stata una esperienza bellissima, forte, che mi ha fatto conoscere parti di me che non pensavo di avere. In due spinte Letizia é venuta al mondo e io sono nata con lei come mamma. È nata in camera da letto alle 8.10  del 31 maggio, puntuale e dimostrando la sua forza, spingendo con i suoi piedini per aiutarmi. 
Non so trovare le parole per ringraziare in primis il papà e poi la “cicogna ” che si è fermata a casa nostra.


Che perfetta Letizia!

Letizia

IL PARTO, dal latino partorire, portare al di là.

Il tempo dell’attesa era finito. Parlo di 18 anni fa, come fosse ieri.

Un movimento più deciso mi aveva svegliata nella notte ed era stato il segnale che annunciava quelle otto ore e mezza di travaglio.

Le spinte che mi attraversavano partivano dall’alto per esaurirsi nella terra e ricominciare. Le posizioni che assumevo tendevano verso il basso se non ero direttamente rannicchiata a terra.

Le presenze dovevano essere molto discrete, prima quella del mio compagno che mi assecondava in ogni desiderio ma sapeva sparire al momento giusto, poi dell’amica e quindi della “mia” ostetrica che l’omeopata di fiducia mi aveva fatto conoscere. L’età di 43 anni da una parte e l’attenzione ad affrontare le cose della vita supportata da persone esperte e mani amiche dall’altra, mi/ci aveva condotto a questa scelta.

La forza che mi invadeva non era controllabile e la stretta della mia mano poteva far male. Non me ne rendevo conto e sono stata fermamente redarguita. “Ti sono vicina – mi aveva detto l’ostetrica – ma non mi devi far male”. Un canto semplice, fatto di vocali che risuonavano all’interno e si libravano nell’aria, preparato per mesi accompagnando tutta la gravidanza, sembrava chiamare a raccolta tutti gli spiriti del cielo e della terra. Era stata questa la mia preparazione spirituale che si affiancava a quella della culla e della casa. La primavera aveva invece pensato al giardino!

Poi c’è stato un momento di calma piatta, al centro del maelström. Intanto erano state abbandonate le mura domestiche, raggiunta la città, quindi la clinica. Appena entrata c’è stato il monitoraggio del cuore di chi doveva nascere e, mentre l’ostetrica ufficiale mi incuteva un po’ di timore dicendomi di non lasciarmi andare e di continuare a spingere per evitare affaticamenti del bambino, la “mia” ostetrica mi tranquillizzava dolcemente. Mi sentivo assoggettata a loro in tutto e per tutto, in senso positivo, avevo messo la nostre vite nelle loro mani. Da una parte non volevo contrariare l’ostetrica dell’ospedale, dall’altra sentivo una complicità con chi mi aveva seguita passo passo.

Quindi c’è stata la processione in sala parto e sotto il camicione color smeraldo che il mio compagno stava indossando vedevo spuntare la scritta del Dr. Feelgood, non scelta a caso, perché così si sentiva e mi trasmetteva la sua gioia e il suo orgoglio.

A intermittenza la testa faceva capolino dalla vagina e riscompariva dentro e, come in una radiocronaca che i presenti mi facevano, io seguivo questo suo andirivieni, fino a quando, con uno sforzo finale veramente poderoso, sei nata.

Hai forse sostato un attimo su di me, hai volteggiato tra le mani delle ostetriche che ti avvolgevano in un panno e ti davano un voto… prendevi già un voto alto, un nove! Poi sei finita tra le mani di tuo padre come su un vassoio tenuto da un cameriere di gran classe che non sapeva nascondere l’emozione per quel compito.

E io? Captavo al volo tutte queste immagini ma ero ancora in un “altrove” in cui ti ero venuta a prendere per portarti al di qua. Ho ancora visto dietro l’oblò il dottore che arrivava per fermare l’emorragia dopo che manovre veloci sulla mia pancia tentavano di provocare quel crampo che avrebbe chiuso la strada al sangue. Molto tempo dopo ho pensato che sarebbe stato facile morire in quel momento, credo che non me ne sarei accorta e sarei scivolata via.

Poi, di colpo, mi sono ritrovata, esausta, su una barella, coricata su di un fianco, con te di fronte al mio viso. Le voci mi arrivavano da molto lontano, anche nelle ore successive, proprio come se fossi stata in un altro mondo. Poi il sonno. Quando ti hanno di nuovo messo tra le mie braccia, ero seduta sul bordo del letto pronta a darti il seno e lì ho accolto con estrema dolcezza le parole dell’infermiera che mi diceva: “ Se tutte fossero serene e tranquille come lei, non ci sarebbe problema ad allattare”. Così cominciava la nostra avventura assieme sulla Terra.

Gaudenzia DoraP.S.

Essere seguita passo passo durante la gravidanza, il travaglio e il parto da una persona che si prende cura di te, della coppia e poi del bambino, è un’esperienza unica e speciale. Scegliere quello che può essere meglio per la propria situazione con una persona che è in grado di prospettarti tutte le soluzioni ai problemi a cui si va incontro è un sostegno ineguagliabile, soprattutto quando non hai una mamma, una zia, una sorella vicina. Penso che il ruolo che un tempo potevano avere le grandi famiglie dove tutte le donne si mobilitavano intorno alla puerpera, adesso sia sostituito da queste figure che riempiono un vuoto enorme nella vita delle persone sempre più sole, isolate e medicalizzate. Torna, sotto altre spoglie, quella vicinanza e quella trasmissione di saperi e possono nascere anche grandi amicizie. Bisognerebbe far sì che questo lusso possa essere condiviso dalla maggior parte delle persone.

Un ultimo pensiero anche alla mia ginecologa che, a differenza dell’ostetrica non è presente sempre nel momento cruciale ma che conduce una serie di controlli periodici fondamentali per portare a termine tranquillamente la gravidanza e, seppure con un ruolo più distante dall’intimità della quotidianità, in un certo senso si prende a cuore la tua storia riuscendo a gioire o a piangere con te. Almeno, per me è stato così.

Chiara mg, 7 aprile 2020

Donne nel Parto: Demetrio

Demetrio è nato domenica 11 Dicembre 2016 alle 18.30 con luna crescente, nella nostra casa di Prarostino, con le ostetriche Gaudenzia, Anna e una giovane ostetrica che stava imparando il mestiere, di nome Giulia.

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Intorno al mio 4° mese di gravidanza una cara amica mi raccontò che vent’anni prima aveva partorito le sue due figlie in casa . Ascoltai affascinata il suo racconto e le sue riflessioni. Nessuno mi aveva mai parlato prima di qualcosa del genere. Mi diede un libro da leggere e il contatto con Gaudenzia. Contattai l’ostetrica che ampliò il mio orizzonte di conoscenze sull’argomento e mi resi conto che l’esperienza del parto poteva diventare un’occasione molto profonda e assolutamente unica di conoscenza di sè. 

Andrés,  il mio compagno, mi raccontò che alcune sue amiche in Cile, stavano già portando avanti da anni esperienze di parto in casa. C’era tutto un movimento di donne determinate a riappropriarsi delle forze ancestrali che venivano loro  sottratte; e l’esperienza del parto naturale era una di queste. Mi documentai molto nei mesi successivi attraverso la lettura e i racconti di persone che avevano partorito in casa. 

La questione era importante e trattava dei massimi sistemi; si parlava di vita, morte, corpo, politica, salute, femminismo, antropologia, educazione, diritti, convenzioni sociali. L’argomento era immenso e per quanto mi riguardava incredibilmente interessante.

Avevo deciso. Volevo che mio figlio nascesse in casa. Lo desideravo con determinazione. Volevo essere protagonista di questa esperienza insieme a lui. Non potevo perdere questa occasione. E non volevo che la perdesse lui! Avevo la sensazione che entrambi saremmo usciti molto più forti da questa esperienza. Andres era d’accordo ed entusiasta.

In questo viaggio intrapreso fu fondamentale per noi aver trovato una guida esperta: Gaudenzia conosceva molto bene il suo mestiere di ostetrica; noi ci siamo affidati a lei e lei ci ha accompagnati. Le sono molto grata per la sua assistenza  e i preziosi consigli che mi ha dato durante gli ultimi mesi di gravidanza, il parto e il puerperio. La sua presenza in quei giorni è stata indispensabile.

Sarebbe bellissimo che le donne avessero più facile accesso all’esperienza del parto naturale e che venissero messe nelle condizioni di scegliere più liberamente come partorire i loro figli. Consiglio sempre alle donne incinte che conosco e frequento di pensare a questa possibilità per il loro parto, provo a raccontare la mia storia, ma devo ammettere che molto spesso questo discorso impaurisce e crea muri nella comunicazione. Me ne dispiaccio davvero. Per me è stato un momento di estrema importanza. E anche per mio figlio.

Nelle settimane successive al parto ho scritto alcuni pensieri. Riporto qualche frase. Sono emozioni vive, un po’ confuse e poco elaborate, ma in qualche modo molto vere.

“Andrés ( il padre, ndr) è rimasto molto colpito dal parto. Ha detto che è una cosa che ha a che fare con le forze naturali come tornado, terremoto, vulcano. Una potenza, una violenza, un’incredibile sprigionarsi di energie, un evento traumatico di creazione primordiale. Mi piace questa sua idea di ciò che è stato, di ciò che lui ha vissuto.

Io invece ho un ricordo meno concreto delle sette ore di travaglio che sono trascorse. Ho vissuto molte emozioni distinte, profonde e contraddittorie: potenza, impotenza, insicurezza e grande forza interiore,  qualcosa che arrivava dall’alto e cadeva nella terra. Incredulità, impossibilità, rassegnazione, paura, angoscia. Stupore, sospensione del tempo, trance, sonno-sogno, percezione delle voci e dei suoni fuori di me. E poi il dolore profondo che stava dentro, che stava sotto, e che intermittente emergeva sempre di più, portandomi nel fondo di me.

Il mio parto è stato un grido intermittente, una potente espirazione, una voce forte e fondante che mi permetteva di generare forza. E’ stato come una voce, dentro. La mia voce. ”

Andrés è stato con me dall’inizio, standomi vicino. Poi nella fase finale del parto mi sono aggrappata a lui con incredibile forza e il suo corpo che mi sosteneva mi ha permesso di far nascere nostro figlio. Ricordo che durante le ultime spinte lui gridava-cantava con me. Forse aveva la sensazione che così l’energia si amplificasse, oppure forse aveva solo voglia di cantare con me.

Gli sono grata di essere stato forte, di essersi fidato di me, di avermi fisicamente sostenuta e di non aver avuto paura. Solo lui poteva farlo. E anche per lui è stato importante averlo fatto.

Demetrio è stato molto bravo a nascere. Abbiamo collaborato bene insieme per questo grande evento. Appena l’ho visto e l’ho toccato, il dolore è svanito; non potevo credere che ci eravamo riusciti e che ora ci stavamo guardando. Un meraviglioso stupore, ricordo di quel nostro primo incontro. In quella penombra magica lui era una bestiolina di puro istinto, stanco ma felice.

Aprile 2020

Giulia 

Informazioni utili ai tempi del Covid-19

In questo difficile momento, ci si sta confrontando con disposizioni in continuo cambiamento, per regolamentare l’accesso agli ospedali, per il parto e il post-parto, Tu che sei in attesa o con il tuo bimbo nato da poco, come tante donne, potresti sentirti
isolata e disorientata. Qui di seguito ti presento alcune informazioni utili, relative all’assistenza nel pubblico e nel privato. Parlando di ospedali, segnalo le strutture che operano con un’assistenza ostetrica più tradizionale e tecnologica, ma anche le strutture aperte al parto attivo e ad un’assistenza più umanizzata. Ma, proprio per la continua evoluzione della situazione, ti suggerisco di chiedere conferma man mano alla struttura verso cui sei orientata.

Accesso agli ospedali ostetrici del torinese L’accettazione, attualmente, è regolamentata da un triage esterno dove viene rilevata la temperatura alla coppia e chiesto se è presente tosse e se c’è stato contatto con persone infette; se il partner ha una T° superiore a 37.5, o se sono presenti altri sintomi, viene escluso dall’accompagnamento, anche se si può essere affiancate da altra persona; Se la puerpera ha sintomi, viene indirizzata ad una serie di esami e ad un percorso differenziato, più tutelato. Se tutto è negativo, ovviamente il percorso sarà quello concordato nel bilancio di salute.

OIRM Ospedale Sant’Anna Tel. 0113134270 : Assistenza al parto: tradizionale 
Presenza partner: garantita con mascherina,  dalla comparsa del travaglio attivo fino a due ore dopo il parto. Visite parenti: non possibili. Dimissione: con parto fisiologico, a 72 ore. Possibile dimissione precoce a 48-50 ore se le condizioni della puerpera e del bambino lo consentono, firmando sotto propria responsabilità e solo se seguite da ostetrica esterna. Servizio di assistenza domiciliare al parto Ospedale sant’Anna: sospeso!

Ospedale Maria Vittoria tel. 0114393457 e Ospedale Mauriziano tel 0115082922:
Assistenza al parto tradizionale Presenza partner: esclusa, la donna entra in reparto da sola, il partner resta fuori dall’ospedale, fino alla dimissione. Visite parenti: non possibili. Allattamento materno con mascherina, concesso il rooming-in, ma il bambino non può stare nel letto con la madre. Dimissione: con parto fisiologico, a 72 ore. Possibile dimissione precoce a 48-50 ore se le condizioni della puerpera e del bambino lo consentono, firmando sotto propria responsabilità e solo se seguita da ostetrica esterna.

Ospedale Martini tel. 01170952531: Assistenza al parto attivo Presenza partner: garantita con mascherina,  dalla comparsa del travaglio attivo fino a due ore dopo il parto. Visite parenti: non possibili. Dimissione: con parto fisiologico, a 72 ore. Possibile dimissione precoce a 48-50 ore se le condizioni della puerpera e del bambino lo consentono, firmando sotto propria responsabilità e solo se seguita da ostetrica esterna. 

Ospedale di Civile di Ciriè tel.0119217289: Assistenza al parto attivo . Presenza partner: garantita con mascherina, dalla comparsa del travaglio attivo fino a due ore dopo il parto. Visite alla puerpera: concesse solo al padre h 13-14 e 19-20. Dimissione: con parto fisiologico, a 72 ore. Possibile dimissione precoce a 48-50 ore se le condizioni della puerpera e del bambino lo consentono, firmando sotto propria responsabilità e solo se seguite da ostetrica esterna

Ospedale di Moncalieri tel 0116930277 e di Chieri tel 01194293155: Assistenza al parto  attivo Presenza partner: garantita con mascherina,  dalla comparsa del travaglio attivo fino a due ore dopo il parto. Visite parenti: non possibili Dimissione: con parto fisiologico, a 72 ore. Possibile dimissione precoce a 48-50 ore se le condizioni della puerpera e del bambino lo consentono, firmando sotto propria responsabilità e solo se seguite da ostetrica esterna.

Ospedale di Savigliano tel.0172719357:  Assistenza al parto attivo Presenza partner: garantita con mascherina,  dalla comparsa del travaglio attivo fino a due ore dopo il parto. Visite alla puerpera: concesse solo al padre in orario continuativo dalle 8.30 alle 20.30; in caso di cesareo può fermarsi 2 notti. Dimissione: con parto fisiologico, a 72 ore. Possibile dimissione precoce a 48-50 ore se le condizioni della puerpera e del bambino lo consentono, firmando sotto propria responsabilità e solo se seguite da ostetrica esterna.

Il personale degli ospedali non distribuisce mascherine, è consigliato farsene una o due con l’aiuto di un tutorial e portarsela, deve essere sufficiente a fermare le goccioline di saliva. La presenza del compagno in sala parto dipende dall’avere questo prezioso ausilio. In questo periodo, in nessun ospedale è possibile essere accompagnate da un’ostetrica, se non in alternativa al partner, nei casi in cui è previsto.

36042c734ef9545338f939770018c552--watercolor-ideas-watercolor-paintingNel settore privato, in questo periodo, personalmente offro presenza nelle seguenti prestazioni che, a differenza di altre attività, rivestono carattere d’urgenza:

Visite in gravidanza a domicilio o in studio Servizio di assistenza al travaglio di parto con trasferimento in ospedale per il parto
Assistenza domiciliare al parto, al post parto, prime cure neonatali, con due ostetriche.
Assistenza in puerperio, sostegno allattamento materno..

Prestazioni online, sessioni di un’ora e mezza:
Percorso di accompagnamento e organizzazione al parto Sostegno allattamento Sessioni di svezzamento. Ricordo che sono iscritta all’Associazione Nazionale Parto a Domicilio e in Casa Maternità, coordinamento nazionale di ostetriche, per l’assistenza in sicurezza.

 

Equinozio di Primavera

FOTO EQUINOZIO

L’Equinozio di primavera,  è anche il momento in cui la Vita riappare sulla terra nella sua pienezza, la natura si risveglia dal sonno invernale e parallelamente in noi si accende una nuova energia, carica di forza, di creatività e vitalità.

In questo momento in cui le contingenze ci hanno chiesto di fare silenzio, di fermarci, di mettere dello spazio fisico tra noi e chi ci circonda, il messaggio di questa giornata arriva comunque potente, facendoci pensare al cambiamento, alla trasformazione.

Ma, come in tutte le trasformazioni, troviamo il dolore, la fatica, il vuoto che ci portano a fermarci e stare, ad ascoltare una nuova voce interiore, fatta di rabbia e disorientamento, ma anche di sorpresa e paura, di impotenza e smarrimento,  trovandoci immersi in un nuovo presente, duro e concreto, più simile all’inverno. Ma sappiamo bene come il linguaggio della vita, con la sua crudezza, porti a risvegliare le coscienze, scuotendoci dal torpore delle nostre sicurezze, delle nostre abitudini, dei valori a cui ci siamo legati. 

Primavera, ci fa pensare alla gestazione, all’attesa, ai sogni e alle aspettative, riposte nella nuova vita che cresce in noi.

E’ un’altra porta che si apre, dove il mistero verrà svelato, alla fine di un lungo percorso. 

In questo momento potremmo direzionare le nostre energie alla solidarietà, con chi sta accanto a chi è solo nel passaggio, con chi lavora in trincea ; ad  una vicinanza più spirituale e rispettosa verso chi è vicino a noi ma distante, intoccabile, inavvicinabile, nell’attesa che nuovi germogli si aprano.

 

 

E’ dolce primavera – Virgilio

 

Alla selve, alle foglie dei boschi è dolce primavera;

a primavera gonfia la terra avida di semi.

Allora il Cielo, padre onnipotente, scende

Con piogge fertili

E accende ogni suo germe. Gli arbusti risuonano

Del canto degli uccelli, i prati rinverdiscono.

E i campi si aprono: si sparge la tenera acqua;

ora al nuovo sole si affidano i nuovi germogli.

Corso di emergenze ostetriche a domicilio

Il 27 e il 28 gennaio ho partecipato al corso di “Emergenze Ostetriche a domicilio”, tenutosi a Milano presso la Casa Maternità “La via lattea”. Ogni due anni le ostetriche che assistono a domicilio o in casa maternità, hanno l’indicazione a frequentare questo corso per mantenersi allenate sulle sequenze di intervento e aggiornarsi sulle procedure più efficaci.

Due ostetriche per tutte noi importanti hanno condotto il seminario:

Sonia Richardson, con purtroppo la sua ultima partecipazione, ha illustrato i diversi tipi di emergenza di fronte alle quali noi ostetriche possiamo trovarci nell’assistenza domiciliare al parto  e il loro trattamento, in attesa dell’intervento da parte del 118 e del trasferimento in ospedale: la distocia di spalla, il prolasso di funicolo, la mancanza di vitalità del neonato, con necessità di rianimazione, l’emorragia materna…. infine la presentazione podalica assistita negli ultimi anni più solo chirurgicamente con il cesareo, nel caso ci si trovasse nell’inaspettata situazione di un bambino in presentazione podalica, già in fase espulsiva.

Marta Campiotti, ha invece portato l’attenzione su La comunicazione nell’emergenza”: come l’ostetrica deve porsi con la coppia, di fronte all’emergenza a priori, nelle riflessioni relative all’organizzazione del parto in casa, sia quando una situazione in emergenza si manifesta. Infine considerazioni sulla sicurezza rispetto all’assistenza al parto spontaneo in pregresso cesareo.

Al seminario hanno partecipato una ventina di ostetriche. E’ stato intenso raccontarsi dalle realtà tra loro più distanti della penisola ed è stato per me molto emozionante constatare quante giovani si stanno mettendo in gioco oggi in questo ambito.

 

formazione emegenze ostetriche

formazione emergenze ostetriche

Nascere in Casa nel 2020

Nell’85 ho iniziato l’assistenza ai parti a domicilio e subito ho scoperto che il fenomeno era diffuso in tutta Italia, come reazione a un’assistenza medicalizzata del parto, a cui eravamo costrette, negli ospedali, molto spesso senza possibilità di mettere in discussione il sistema e trovare insieme nuove soluzioni che rispondessero ai bisogni delle donne, le quali vivevano gli stessi conflitti.
Trovammo la risposta nell’assistenza a domicilio: tantissime furono le richieste! Urgeva organizzarsi per creare una piattaforma di assistenza che in sicurezza rispondesse a questi criteri.In quegli anni fondammo il Coordinamento Nazionale parto a Domicilio che nel 2002 divenne l’associazione Nascere in Casa che ad oggi conta sempre più iscritte.

A livello nazionale abbiamo continuato a confrontarci in assemblea due volte all’anno e a mantenerci aggiornate su molti temi inerenti questo tipo di assistenza, come le emergenze ostetriche a domicilio, il convegno sul parto a domicilio, la relazione di ascolto e di aiuto tra ostetrica e puerpera e moli altri. Molta della formazione è avvenuta con i grandi esperti internazionali dell’ostetricia come Leboyer, Sheila Kitzingher e tutt’ora coinvolge anche Michel Odent.

Oggi i numeri che possiamo condividere con voi ci parlano di una solida esperienza e di una vitalità che valorizza il lavoro di tutte noi.

Per maggiori informazioni visitare il sito

www.nascereacasa.it

Un bilancio dell'operato del coordinamento Nascere in Casa di cui faccio parte

Un bilancio dell’operato del coordinamento Nascere in Casa di cui faccio parte

 

Al via nuovo ciclo L’ATTESA E LA NASCITA

L’ATTESA E LA NASCITA
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4 Incontri di due ore teorico-esperienziali per accompagnarti  all’incontro con il tuo bambino.
Rivolto a te, in procinto di partorire e a chi ti accompagna.
Tra i temi:
– La nascita come evento biologico ed emozionale;
– fasi e tempi
– Bisogni e aspettative;
– come organizzarsi, cosa preparare, cosa chiedere…
– partorire in modo attivo
– Il ruolo di chi ti sta vicino
– le posizioni per facilitare il parto
– La nascita e i primi momenti insieme
– Genitori … di giorno e di notte: il grande cambiamento.
Presso e in collaborazione con Mamme in Sol via Giulia di Barolo 11, Torino
Info 3283072876
Costo: 120 a coppia